Il bene comune e il poliedro

A prescindere dai risultati delle singole forze politiche l’esito delle elezioni del 4 marzo ci mostra una società italiana con diverse sfaccettature. Nessuna la rappresenta completamente. I cittadini che hanno votato si sentono vicini a partiti e movimenti differenti, i quali – chi più, chi meno – attraggono e ricevono il consenso di una porzione dell’elettorato.Emerge da qui la difficoltà di una società frammentata come la nostra di vivere in modo pieno la democrazia.Lo scenario, che troviamo di fronte, ci mostra una società italiana a forma di poliedro irregolare, come direbbe Papa Francesco: una realtà piena di tante frammenti eterogenei gli uni dagli altri. Ciascuno ha bisogni, opportunità, sensibilità culturali, interessi economici specifici e differenti. Ogni faccia di quel poligono irregolare contribuisce a comporre il volto complessivo. Quindi tutte hanno la dignità e il diritto di partecipare alla vita democratica del paese.È necessario uscire dall’idea che la società abbia, invece, la forma di un poligono perfetto, come la sfera. Le prime a comprenderlo dovrebbero essere proprio le singole forze politiche . esse rappresentano alcune, moltissime di quelle facce. Allo stesso tempo nessuna può ambire a rappresentare gli interessi di tutti (e dai risultati neanche di una maggioranza dei cittadini). Il pericolo più grande potrebbe essere lo stallo. Una società in cui nessuno può più concretizzare la propria mossa.Ma in una situazione così frastagliata esiste un bene comune? È possibile individuarlo tra i tanti interessi parziali?La maturità di una democrazia, che si origina da quella dei suoi cittadini, si dovrebbe valutare proprio dalla capacità di dialogo: cioè dalla possibilità che le varie sfaccettature del poliedro riconoscano anzitutto di essere tutti elementi di un’unica figura, poi che ognuno è portatore di una visione della realtà, di una chiave di lettura e che nessuno è detentore della verità. Questo è il punto nodale. L’incapacità di raggiungere un confronto vero invece di segnare esclusivamente le differenze che contraddistinguono.Il bene comune non è la somma dei beni dei singoli individui o delle singole parti, come ci spiega il magistero della Chiesa, è un prodotto collettivo che è possibile costruire solo insieme.Bisognerebbe comprendere che non si definisce a priori. Per questo è richiesta l’umiltà di porsi in ascolto dell’altro.All’interno del poliedro senza un dialogo tra le parti non sarà mai possibile intercettare la direzione per muoversi verso il bene comune. Invece se prevale una continua competizione, dove si tende continuamente a schiacciare l’altro per acquisire maggiori potenzialità e più ampi spazi di movimento: saranno le facce più forti del poliedro a dettare l’agenda dei vari bisogni privilegiando alcuni e non altri. E la società nel suo insieme non farà passi in avanti e continuerà a creare disuguaglianze.