Tempo di responsabilità

Dunque Gorizia non sarà più sede dell’unica Commissione territoriale per richiedenti asilo del Friuli Venezia Giulia.Lo ha anticipato la prefetto di Trieste e Commissaria di Governo per la regione, Annapaola Porzio, in un’intervista al quotidiano locale di domenica scorsa.Una decisione che dovrebbe far venire meno in tempi relativamente brevi l’emergenza che ha contraddistinto negli ultimi due anni la presenza di richiedenti asilo nell’excapoluogo provinciale isontino.A Gorizia, in questi due anni, si è (s)ragionato sul fenomeno immigratorio soprattutto in termini di numeri e statistiche in un quadro segnato dalla paura e dalla diffidenza: dimenticando, nell’incapacità diffusa da una parte e dall’altra di andare oltre il proprio prossimo o futuro tornaconto elettorale, che dietro ogni numero c’è una persona con la sua storia ed un bagaglio di sofferenza e dolore spesso ben più pesante di quello materiale con cui pakistani o iracheni sono giunti in riva all’Isonzo.Parlando ai membri dell’Associazione italiana comuni d’Italia, sabato 30 settembre in Vaticano, papa Francesco ha ricordato che “abbiamo bisogno di una politica dell’accoglienza e dell’integrazione, che non lascia ai margini chi arriva sul nostro territorio ma si sforzi di mettere a frutto le risorse di cui ciascuno è portatore”.Venuta meno la preoccupazione dell’”invasione” incontrollata, verranno meno anche a Gorizia le motivazioni che, sino ad oggi, hanno impedito l’attivazione di precisi percorsi finalizzati all’inserimento lavorativo e culturale dei richiedenti asilo e quindi all’integrazione da parte di quegli organismi cui tale compito è demandato. L’esperienza di altre realtà, anche a noi territorialmente vicine, testimonia che si tratta di strade percorribili con risultati spesso sorprendenti: promuovendo “la cultura dell’incontro, lo scambio vicendevole di ricchezze artistiche e culturali, la conoscenza dei luoghi e delle comunità di origine dei nuovi arrivati” – ha sottolineato ancora papa Francesco – “la politica può assolvere a quel suo compito fondamentale che sta nell’aiutare a guardare con speranza al futuro”.Venute meno le scuse per il disimpegno, è questo ora il tempo delle responsabilità. In primis per chi ha scelto di amministrare il bene comune.