Giorni di speranza

“Sono giorni di speranza”, ha detto papa Francesco nell’omelia della messa celebrata al cimitero monumentale del Verano, a Roma.Ed ha spiegato che “nel giorno dei Santi e prima del giorno dei Morti è necessario pensare un po’ alla speranza che ci accompagna nella vita. I primi cristiani dipingevano la speranza con un’ancora, come se la vita fosse l’ancora gettata nella riva del Cielo e tutti noi incamminati verso quella riva, aggrappati alla corda dell’ancora. Questa è una bella immagine della speranza: avere il cuore ancorato là dove sono i nostri antenati, dove sono i Santi, dove è Gesù, dove è Dio” (Omelia, 1° novembre 2013).Il culto dei Santi nasce dalla venerazione per i martiri, quei cristiani che erano morti durante la persecuzione per non rinnegare la propria fede in Cristo.

Gli Atti dei Martiri e tante pagine dei Padri della Chiesa ci testimoniano questo culto che si sviluppa anche in tante direzioni in campo architettonico, artistico, letterario. La venerazione per i martiri poi si inserisce nel quadro della venerazione per i defunti che nel Cristianesimo voleva e vuole celebrare la vittoria pasquale di Cristo realizzata anche nei credenti, la nuova Speranza.Il culto e la preghiera per i defunti ha nella fede e nella liturgia cristiana, prima dell’umano ricordo ed affetto, la proclamazione della Pasqua del Signore alla quale il defunto partecipa per grazia di Cristo. La  liturgia pone accanto al feretro il cero pasquale, quello acceso nella veglia di pasqua,  che ricorda simbolicamente il Signore risorto. Questi richiami dottrinali sono importanti perché bene inseriscono la venerazione-intercessione dei santi nel significato più vero. Infatti, la liturgia ha un suo modo peculiare di mantenere nel tempo la loro memoria e anche di inserire santi e defunti nel mistero pasquale: non li lascia fuori dalla assemblea del giorno del Signore e li richiama nella preghiera eucaristica. Così santi e defunti sono ricordati là dove la chiesa domanda il primo ed essenziale frutto della comunione all’unico pane e all’unico calice: diventare un solo corpo. In questo modo il culto dei santi e dei defunti è strettamente inserito nella memoria settimanale del mistero pasquale, proprio nel giorno che per se stesso è memoriale e profezia. In questo modo santi e defunti sono sentiti partecipi dell’assemblea liturgica, corpo del Risorto che si edifica nel tempo, poiché in passato anch’essi hanno condiviso la nostra stessa mensa pasquale e ora ci attendono per condividere insieme con loro il banchetto definitivo nella Gerusalemme del cielo. Sono, pero così dire, l’ “ancora gettata” a noi dal Signore per dirci che la Speranza non muore, ma è viva.Sia questa l’occasione per ricordarci che solo con la Speranza nella si può attraversare la storia degli uomini senza cadere nella disperazione. Ce lo ricorda la lettera ai Romani: “la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato” (5,5).

*Arciprete Parroco di Grado