3 febbraio 2016: il giorno dello schiaffo alla speranza

Tre febbraio 2016: il giorno dello schiaffo alla speranza, della tremenda umiliazione, del disprezzo dei diritti di una persona fino all’esposizione di un corpo martoriato, della notizia che attraversa il mondo e colpisce nel cuore chi ancora attendeva una risposta diversa. Un mondo che crolla addosso e stordisce con il dolore. Paola e Claudio scoprono quella sera e nei giorni seguenti “tutto il male del mondo” che ha annientato quel ragazzo cresciuto con loro e la sorella Irene nel rispetto delle persone e dei loro diritti, nella visione di un mondo in cui il servizio alla comunità è un forte impegno morale. Le notizie sui fatti che hanno circondato la morte di Giulio Regeni al Cairo ci sono piovute addosso subito e ci hanno accompagnato in questi due anni facendoci incontrare silenzi, depistaggi, tradimenti di fiducia, ma anche una faticosa ricerca giudiziaria e una volontà politica non sempre all’altezza di quello che ci aspettavamo. E così, due anni dopo, sappiamo dove si deve cercare la verità, si conoscono i nomi di persone coinvolte nel rapimento, nella tortura e nell’uccisione di Giulio, ma non sono ancora nomi iscritti nel registro degli indagati e l’iter di un percorso giudiziario è solo alle premesse. L’Egitto di questi tempi non appare un Paese dove la ricerca della verità sulla morte di Giulio, come quella di molti altri cittadini egiziani, sia favorita; anzi depistaggi, comportamenti omertosi e coperture istituzionali rendono difficile l’accertamento giudiziario della verità. E’ la faccia della medaglia che ci rende tristi e sgomenti per non poter ancora dare pace alla semplice domanda che tutti ci siamo posti: chi lo ha fatto e perché?  C’è anche l’altra faccia della medaglia nella quale le scelte della famiglia, l’intelligente e attento supporto di Alessandra Ballerini avvocato per i Diritti umani, l’impegno di Amnesty, il costante stimolo politico del senatore Luigi Manconi, la “scorta mediatica” che vede impegnati giornalisti e non, hanno reso possibile il crescere di una consapevolezza che si è tradotta la sera del 25 gennaio scorso in una mobilitazione di popolo quale da tempo non si vedeva in Italia. Una mobilitazione silenziosa e pacifica che però ha illuminato di giallo, il colore scelto per chiedere “Verità per Giulio Regeni”, oltre cento piazze di città italiane.

A Fiumicello, il paese da cui Giulio è partito per i suoi studi e le sue ricerche, il ’Governo dei giovani’ ci ha fatto procedere in lungo corteo da Piazza Falcone e Borsellino alla Piazza dei Tigli, davanti al Municipio, per farci riflettere in una “Camminata dei diritti” conclusa dal sindaco Ennio Scridel e dal parroco don Luigi Fontanot.Il primo a sottolineare ’il sogno’ di Giulio per la sua vita ed il secondo a ricordare il percorso di Gesù che offre la sua vita per la salvezza dell’umanità. Centinaia di fiaccole si sono alzate nel silenzio per un ricordo che non rimane fermo al passato, ma nel chiedere verità, guarda al futuro, alla necessità che ogni uomo venga rispettato e che i diritti non siano solo scritti sulla carta ma vissuti dall’umanità.Un gesto che migliaia di persone hanno ripetuto nelle piazze italiane. “Giulio continua a fare cose” e la mobilitazione cui assistiamo ne è testimonianza. L’esperienza, purtroppo tragica, di Giulio ci ha costretti a confrontarci con il tremendo male che affligge un mondo che disprezza il valore ed i diritti della persona. E in questo confronto proprio Paola e Claudio ci hanno dato una grande lezione di dignità. In un contesto in cui è facile avere atteggiamenti ’forcaioli’, come ha sottolineato a Fiumicello il presidente della Federazione della Stampa Beppe Giulietti, la compostezza dei genitori di Giulio ha spiazzato tutti portando la richiesta della verità non negli slogan urlati, ma nel ’coraggio’ di chiederla pur vedendo, ogni giorno di più, quanta malvagità si aggira in questo mondo. Quel coraggio ha favorito una presa di coscienza che si è andata estendendo e mette assieme la solidarietà con chi è stato colpito nel profondo con una riaffermazione dei diritti di ogni persona. Un altro scenario, sotterraneo ma non meno reale, ci ha aperto gli occhi sull’ipocrisia di una società nella quale il denaro, il profitto, gli affari vengono prima della dignità di ogni uomo e di ogni donna. Potere politico e potere economico, scontri tra diversi interessi, sono sullo sfondo nei giorni della tortura e dell’uccisione di Giulio e continuano a far sentire il loro peso anche dopo, quando la ricerca della verità si fa più pressante grazie ad una opinione pubblica che non intende mollare. Incontrando la morte di Giulio, quanti interrogativi sono sorti nella nostra coscienza e quanto si è risvegliata in noi la domanda di verità e la consapevolezza di dover nuovamente lottare per la pace, la solidarietà, la dignità di ogni essere umano. “Giulio continua a fare cose” anche dentro di noi. Per il credente cristiano c’è ancora qualcosa di più. La nostra fede nasce nel giorno della risurrezione che annulla e cancella il potere della morte, vissuta dal Cristo nella tortura della flagellazione, dello scherno e delle bastonate con una corona di spine in testa, dei chiodi che lo hanno fissato ad una croce. E’ un percorso che Giulio ha sostanzialmente conosciuto e per questo la preghiera a Dio per la sua pace è certamente esaudita mentre per noi questa pace verrà nel momento della verità. Non ci si ferma nel cammino solidale verso la verità e la giustizia. Avremmo preferito, come ha detto mamma Paola, sentire Giulio parlare in una sala dei diritti della persona, ma ci è stato negato. Proprio per questo, credenti e non, non possiamo fermare la nostra richiesta e la nostra riflessione. La sera di questo tre febbraio, alle 19, il vescovo di Gorizia Carlo sarà assieme alla comunità di Fiumicello per una celebrazione eucaristica che alla preghiera per Giulio certamente unisce l’impegno a testimoniare la fede nella verità e nell’amore che esprime il più profondo ripetto della dignità di ogni persona. “Giulio continua a fare cose” anche nella comunità dei credenti.