Richiedenti asilo: la conoscenza, senza pregiudizi

L’arrivo in questo piccolo centro di un gruppo (per quanto non numerosissimo) di richiedenti asilo ha subito dato adito a polemiche politiche che spesso dimenticano e non rispettano le storie di quanti devono lasciare la propria casa e la propria terra per ragioni legate al proprio credo religioso o alla loro appartenenza a gruppi etnico-culturali. Così è stato per i nostri confini orientali: molti Istriani hanno dovuto abbandonare le proprie terre per continuare ad essere Italiani. E sono arrivati in paesi proprio come il Villaggio del Pescatore. Ecco, forse, perché la risposta migliore alle polemiche ed alle chiacchiere l’ha data quella parte di comunità che ha risposto “presente” all’invito di Don Fabio La Gioia e del Consiglio Pastorale del Villaggio, partecipando ad un incontro con i nuovi “ospiti” ed alcuni responsabili dell’ICS, il Consorzio Italiano di Solidarietà, che si occupa della permanenza dei richiedenti asilo al Villaggio del Pescatore.In un clima di grande apertura, disponibilità e cortesia, la comunità del Villaggio ed i ragazzi ospiti della “Baia degli Uscocchi” si sono stretti le mani, si sono guardati, si sono scambiati sorrisi e, mangiando e bevendo qualcosa assieme, si sono conosciuti in una situazione scevra da retorica e polemica. Alcune tra le signore più anziane hanno parlato addirittura in dialetto a ragazzi che conoscono solo l’inglese o il francese, ma che in qualche modo davano l’impressione di capire, sorridendo. I più giovani hanno chiacchierato in inglese con i richiedenti asilo, mentre i responsabili dell’ICS si sono dimostrati aperti a delucidazioni di ogni tipo. Ad un certo punto qualcuno ha dato appuntamento alla comunità per il mercoledì successivo, rispondendo alle numerose richieste di signore che mettevano a disposizione vestiti per i richiedenti asilo. Qualcuna non ha aspettato ed è andata subito a prendere degli indumenti porgendoli ai ragazzi: “La tegni lei, che mio nipote no ghe va più”.L’impressione è che questa soleggiata domenica di novembre sia stata il “giorno zero” per i 18 richiedenti asilo, il giorno del “benvenuto” della comunità e dell’opportunità di farsi conoscere. A poco a poco, non ci deve essere fretta o frenesia, come si fa per qualunque rapporto umano, fino ad integrare i forestieri nel tessuto della società paesana, anche se resteranno qui solo qualche mese in attesa che la loro richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato politico possa venire accolta. Nel frattempo vivranno nella comunità e si daranno da fare per imparare l’italiano, una lingua che in molti hanno detto di voler imparare e che nessuno di loro conosce. Anche se ad un certo punto della mattinata un ragazzo pakistano si è sforzato e sorridendo ha detto un incerto ed autentico “Grazie”. Una parola che qualche volta anche noi dimentichiamo di conoscere.