La chiesetta della Villa scopre i suoi segreti

La settecentesca Villa de Fabris ha ospitato, venerdì e sabato, “Autunno a Begliano”, manifestazione promossa dalla Sezione Isontina della Società Friulana di Archeologia, in collaborazione con Borgo Bisiac – Centro Commerciale Naturale.Scopo dell’iniziativa illustrare la storia del “palaz del Marchese” e in particolare della chiesetta sita nel parco, in riferimento soprattutto al periodo relativo alla prima guerra mondiale, quando il palazzo fu sventrato dalle bombe e ricostruito dai soldati per essere utilizzato come ospedale da campo, prima a servizio dell’esercito italiano e, in seguito alla disfatta di Caporetto, dell’esercito austro-ungarico.La serata di venerdì, dopo un intervento di apertura del coro Capello diretto da Lorenzo Mazzarella, ha visto protagonisti i due studiosi Desirée Dreos e Christian Selleri.L’input alla loro ricerca era partito da Angelo Capello, un appassionato delle vicende belliche relative a Begliano, che aveva richiamato l’attenzione del dott. Selleri su un’iscrizione posta sotto l’altare ligneo che si trova nella cappella del palazzo.Dopo l’interessante e coinvolgente excursus della dottoressa Desirée sulla storia della famiglia de Fabris, sulle origini della Villa e sulla sua destinazione ad ospedale militare nel corso della prima guerra mondiale (ospedale da campo 057), Christian Selleri ha fatto “parlare” l’iscrizione dell’altare ligneo, proveniente da un ospedale militare austro-ungarico del 1917. Da piccoli particolari, insignificanti ad occhi inesperti, le ricerche hanno condotto lo studioso a ricostruire storie, volti, luoghi… Dal suo racconto sembrava proprio di veder materializzarsi le persone che cento anni prima avevano animato quelle stanze e quel cortile. Si era guidati a seguire il viaggio di quell’altare dalla città ungherese di provenienza, apparivano i volti dei due falegnami, del tornitore e dello scultore che l’avevano costruito, del cappellano militare dell’ospedale, del medico chirurgo, della suora a capo delle crocerossine, citati nell’iscrizione. La villa si andava via via animando dei tantissimi soldati feriti che arrivavano con barelle o a piedi dal fronte situato sulla linea del Carso, delle persone che li assistevano e curavano. “Al palaz del Marchese” che per molti di noi beglianesi era sì l’abitazione della signorina Ventrella, ma anche dai primi anni Cinquanta fino al 1970, sede dell’asilo delle Suore, mostrava ora anche il volto della guerra. I due relatori hanno incantato i presenti con il loro modo di raccontare ricco di passione, capace di coinvolgere e far ripercorrere i singoli passi della loro ricerca, trasmettendo l’entusiasmo delle scoperte e la sorpresa delle nuove porte che ogni ritrovamento socchiude o spalanca su nuove ipotesi.Ha accolto il numerosissimo pubblico presente, la sala d’ingresso del palazzo, situata al pian terreno, sotto il salone di rappresentanza. La sala che – ricordavano alcuni dei presenti – nel 1960, in occasione dei lavori di ristrutturazione della chiesa parrocchiale, per alcuni mesi aveva ospitato la comunità per le liturgie festive.”Autunno a Begliano” è proseguito sabato mattina nella cappella, dedicata a sant’Antonio da Padova, con la santa Messa, celebrata dal beglianese mons. Mauro Belletti, in onore ai caduti della guerra 1914-1918, proprio sull’altare oggetto delle ricerche. Nel parco è seguito un coinvolgente racconto della dottoressa Dreos sulla storia della famiglia dei marchesi de Fabris, giunti a Begliano da Socchieve nel 1500, e una visita alla chiesetta, con un’interessante illustrazione delle due tele in essa contenute.Hanno contribuito a questa manifestazione, oltre ai già citati promotori, la Pro Loco di San Canzian d’Isonzo e gli “Amici della Croce Nera Austriaca”. Un vero dono per la comunità alla scoperta dei segreti della chiesetta di villa de Fabris.