È nato il comitato “no fusione”

“Il Comitato si prefigge lo scopo unico di promuovere e sostenere, sia nei confronti della popolazione che delle amministrazioni interessate, ogni iniziativa tesa a contrastare la fusione dei Comuni di Ronchi dei Legionari, Staranzano e Monfalcone al fine di salvaguardarne l’autonomia”.Enrico Cumero lo ha annunciato nel presentare il Comitato “Ronchi no fusione”, formato da cittadini e nel quale, è stato sottolineato, non sono rappresentate organizzazioni politiche o di altro tipo, fatta eccezione per il consigliere comunale di Rinfondazione Comunista Luigi Bon.Il coordinatore, Fabrizio Bertini, medico psichiatra, ha successivamente precisato la posizione del Comitato, affermando che: “questa fusione non deve passare né per gli interessi a monte, né per i suoi contenuti irreversibili a valle, né per il modo in cui è stata proposta né per i tempi della sua eventuale realizzazione”.  “Questo progetto – ha detto ancora – mira a penalizzare la democrazia. La questione democratica è quindi centrale – ha sottolineato – perché i tempi e i modi con cui questo referendum è stato estorto a gente non informata lascia a desiderare; perché la legge che disciplina il referendum stesso è molto discutibile; perché c’è il rischio che il referendum non venga celebrato e che il quesito venga risolto d’autorità”.  Bertini vede nella fusione delle tre amministrazioni comunali una “perdita di democrazia perchè – ha detto – a livello locale, allontanando il sindaco e diminuendo la rappresentanza di una comunità come la nostra c’è una ulteriore perdita di quote di democrazia. La forza politica della città di Monfalcone diminuirebbe sensibilmente l’influenza dei cittadini di Ronchi sulle decisioni. Oltre che l’aritmetica, giocherà anche la percezione degli eletti ; verrà a crearsi probabilmente – secondo Bertini – una sorta di  neocasta, pressoché irragiungibile che si sentirà legittimata ad appropriarsi delle risorse pubbliche, le nostre risorse”.  “Con la fusione – ha detto ancora il coordinatore del Comitato – ci vedremmo legare al destino di Monfalcone definitivamente”. Se Fincantieri, quotata in borsa, finisse in mani di competitori stranieri interessati a chiudere lo stabilimento di Monfalcone, teme Bertini, “l’economia nazionale, regionale e mandamentale ne risentirebbe, ma Ronchi ne risentirebbe di più se fosse legata mani e piedi al destino della città dei cantieri. Se invece Ronchi restasse una realtà amministrativa indipendente qualche speranza di sopravvivenza, perseguendo strategie alternative, potrebbe esserci”. Bertini ha quindi concluso che “Monfalcone è una città aziendale”, in cui “tutta l’economia e la vita ruota intorno al cantiere navale”, mentre Ronchi, “pur essendo stata influenzata da questa presenza e si è diversificata e non è mai diventata parte integrante della città aziendale monfalconese… ha percorso una propria strada”. Il Comitato “Ronchi no fusione” lavorerà perchè l’autonomia amministrativa di Ronchi rimanga.Il metodo di lavoro del Comitato prevede un forte rapporto con i cittadini, mentre, è stato specificato fin dall’inizio, ” i membri del comitato non parteciperanno a confronti, incontri, dibattiti, conferenze dove la controparte si pone in maniera assimmetrica rispetto ai contenuti che si discutono. Se è vero, come è vero – è stato detto –  che la legge di fusione proposta è di iniziativa popolare, i cittadini che si schierano per mantenere i valori storici della comunità di Ronchi rifiuteranno, a prescindere, di confrontarsi con quelli che abbiano poteri decisori o che abbiano il potere di influenzare visioni politiche per aver ricoperto incarichi prestigiosi negli enti interessati o anche a livelli più alti. Verrà inoltre declinato ogni confronto anche con quei portatori di expertise ufficiale troppe volte stakeholders conto proprio”. La presentazione del Comitato è avvenuta il 5 novembre scorso nella sala del Consiglio comunale di Ronchi dei Legionari.