Campanari: guardare avanti con le radici salde nelle tradizioni

È iniziata sabato la settima edizione della Scuola Campanaria di S. Pier d’Isonzo: presso il campanile della Chiesa Parrocchiale, per quattro sabati a partire dalle 15.30, gli allievi, sia campanari già avviati che persone interessate o semplicemente curiose che si avvicinano per la prima volta all’arte campanaria, potranno cimentarsi in quella che è un’arte secolare della terre goriziane per circa un’ora sotto la supervisione dei maestri campanari. Tre i sabati rimanenti in cui si potrà salire sulla torre: 3, 10 e 17 marzo per imparare i tre modi di suonare i Sacri Bronzi: quello che si ode quotidianamente o durante le domeniche e le feste di precetto è il “doppio”, quando, cioè, tutte e tre le campane si muovono a slancio spandendo nell’aere il popolare “din don dan”. C’è poi lo scampanio manuale vero e proprio, quello eseguito da fermo dove gli stessi “scanpanotadori” avvicinano il batacchio alla campana mediante una corda e la percuotono ritmicamente creando vere e proprie melodie allegre e festose. Una terza variante è poi quella mista, ovvero il “campanon”: uno dei tre bronzi è lasciato suonare a slancio mentre gli altri due sono battuti con più violenza ma a fermo. Il risultato è l’aria di festa tipica dei nostri paesi.A condurre la scuola il maestro campanaro della locale Squadra dei Campanari Bisiachi di Fogliano e San Pier d’Isonzo, giovane realtà nel goriziano.Sono molti coloro che, dopo aver ricevuto una degna prima infarinatura a S. Pier, si sono perfezionati in altri campanili e hanno continuato con passione ed entusiasmo a tramandare l’arte campanaria. Soddisfatto anche il parroco, don Lucio Comellato, che ha sempre ricordato durante le celebrazioni e sul foglietto domenicale gli appuntamenti con i Sacri Bronzi. Perché se suonano i campanari non è soltanto un risparmio energetico (non da poco) per la parrocchia ma un ritornare con sapienza ad antiche tradizioni, antichi saperi e tecniche che ultimamente hanno seriamente rischiato di morire tra l’indifferenza di molti. Perché a San Pier non si insegnano soltanto le melodie ufficiali ma soprattutto quelle tradizionali dei paesi bisiachi, raccolte ’in extremis’ negli ultimi anni di lavoro volontario. Esempio tangibile il piccolo Samuele di 9 anni che assieme al papà Fabiano, erede dell’ultimo campanaro ufficiale di S. Pier, Alfieri, ha più volte suonato la melodia tipica dell’ex Pieve sanpierina. Seppure siano, in realtà, solo quattro colpi ripetuti più volte quel suono rappresenta per l’intero paese l’essenza più rustica e semplice della festa. E, dunque, sta proprio in questo il vero spirito di questa scuola, far sì che ai più piccoli piaccia non solo suonare, ma suonare ciò che per secoli è stato un punto di riferimento per generazioni e generazioni, guardando sempre avanti ma con le radici sicure di una tradizione.