Bangladesh e Romania: uomini e donne fra di noi

Dopo i due incontri culturali su Islam e Cristianesimo dello scorso febbraio, torna all’Oratorio San Michele un altro appuntamento che chiama a raccolta gli abitanti del Mandamento a discutere sulle presenze straniere del territorio. “Bangladesh e Romania : uomini, donne e famiglie fra noi” è stato l’incontro che, lunedì scorso a Monfalcone, ha cercato di chiarire ai presenti il fenomeno della migrazione e le aspirazioni dei due popoli che giungono in Italia.”Con questi incontri si vuole cercare di creare un clima di unità – ha affermato Salvatore Ferrara, moderatore dell’incontro – da vivere con speranza e sentimento d’apertura verso il futuro, nei confronti di due comunità che condividono i nostri stessi spazi”. I protagonisti della serata sono stati il professore e sociologo Francesco Della Puppa, insegnante di un master sulla migrazione a Padova, e il sacerdote rumeno don Valentino, vicario parrocchiale della Marcelliana e responsabile della comunità rumena del decanato, che per l’occasione ha indossato il tradizionale vestito rumeno IE, una tunica bianca con due strisce rosse. “L’abito che ho addosso – ha spiegato don Valentino – è l’indumento che ogni rumeno ha in armadio e che tira fuori con orgoglio nelle occasioni speciali, come quella di stasera.” L’argomento centrale dell’incontro è stato la migrazione, incominciata negli anni Novanta dai bengalesi, quando l’Italia era un paese ancora benestante e piuttosto ricco, mentre i rumeni hanno iniziato a raggiungere il nostro paese solo negli anni 2000.”Venti anni fa migravano le persone bengalesi di  ceto medio-alto, – racconta il professore Della Pupa – con elevati titoli di studio ed erano disposti a fare anche i lavori più umili”. Lo scopo della migrazione era quello di cercare di garantire delle condizioni migliori per le future generazioni. Il bengalese che tornava in Bangladesh dopo aver trovato lavoro in Italia veniva considerato un migrante di successo, in quanto riusciva a mandare dei soldi alla propria famiglia ed era in grado di trovare una sposa bengalese di famiglia anche più ricca della propria. “Il migrante sposa una ragazza che conosce quando torna in Bangladesh, spesso indicata dalla famiglia, – ha sottolineato il relatore – e quando torna in Italia nella condizione di uomo sposato, il nostro Paese provvede ad attuare il ricongiungimento famigliare”: la giovane sposa ha così la possibilità di raggiungere il marito che non conosce e di intraprendere una nuova vita in Italia, lontano dalle autorità della famiglia dello sposo sotto cui sarebbe dovuta sottostare se fosse rimasta in Bangladesh. I migranti rumeni invece hanno incominciato ad immigrare in Italia negli anni 2000 e il motivo principale che spingeva queste persone a spostarsi era l’estrema povertà causata dal crollo del governo in Romania nel 1990 e l’aspirazione ad intraprendere un percorso di studi in Italia per migliorare le proprie capacità. “Negli anni ’90 le persone che frequentavano il liceo erano pari al 15% degli studenti – racconta don Valentino – rispetto al 70% / 80% delle generazioni passate”. Queste percentuali indicano dunque come il tasso di scolarizzazione si sia abbassato. Oggi in Italia i rumeni possono fare affidamento sui centri culturali che sono circa 112 sul territorio italiano e su quelli religiosi che sono invece ben 380. In Friuli Venezia Giulia abitano 23 800 rumeni e 1000 persone sono residenti a nella città del cantiere. “Non esiste però alcuna associazione a Monfalcone a cui i rumeni si possono rivolgere, – ha rilevato ancora il sacerdote – in quanto molte persone arrivano nella città dei cantieri con la ditta d’appalto e vi soggiornano solo qualche mese finché non terminano il loro lavoro”. I bengalesi sul territorio di Monfalcone invece sono ben 1500 e dei 120 bambini che frequentano il doposcuola dell’oratorio san Michele la maggior parte sono bengalesi.”Oggi le aspirazione del popolo bengalese sono cambiate – ha evidenziato ancora Della Puppa – in quanto la crisi economica ha causato un impoverimento dell’Italia e i migranti desiderano migrare in Gran Bretagna”.Si prospetta dunque una nuova migrazione del popolo bengalese che però non causerà una diminuzione della presenza straniera a Monfalcone, in quanto molte persone continuano a raggiungere l’Italia siccome hanno l’appoggio di qualche famigliare che in precedenza ha lavorato nella nostra zona. Il ceto sociale dei migranti inoltre si è abbassato, poiché migrare in Italia è attualmente meno costoso.Quale sarà dunque il futuro della nostra comunità mandamentale? “Non esiste la razza pura, – ha affermato il decano Don Renzo Boscarol – ma è la diversità che ci completa e che ci permette di maturare come comunità, aprendoci agli altri”.