Le 100 mani tese della mensa

Non si arresta in città il flusso dei tanti che hanno bisogno di aiuto per un pasto giornaliero perché, per i più diversi motivi, non hanno nemmeno la possibilità di effettuare una piccola spesa alimentare. Ad aiutarli ci pensa la Mensa dei Poveri dei Frati Cappuccini, che quotidianamente sforna centinaia di pasti.Grazie all’aiuto dato dai fondi dell’8 per 1000, uniti alle offerte e agli alimenti donati da tante persone caritatevoli, al sostegno della Fondazione Carigo e del Comune di Gorizia, nonché alla cooperazione con l’Emporio della Solidarietà (che fornisce gli alimenti in scadenza), la Mensa dei Poveri sostiene quotidianamente quasi 100 persone. “La media giornaliera sta tra le 90 e le 110 presenze – ha raccontato fra Luigi Bertiè -: si era avuto un piccolo calo qualche mese fa, ma ora ci si è attestati su questi numeri, raggiungendo anche picchi di 120 persone”.Oltre a bisognosi della città e delle zone limitrofe (Nova Gorica e Kromberk) – una quarantina di persone – la Mensa aiuta anche i richiedenti asilo che non sono sotto convenzione: “alcune volte è presente alla Mensa un mediatore – ha aggiunto fra Bertiè – che coordina e spiega agli utenti che possono usufruire di questo servizio solo coloro che in questo momento non sono ospitati al Nazareno o al San Giuseppe”.Il servizio della Mensa funziona in maniera ottimale anche grazie all’operato di tanti volontari, circa una trentina, che a rotazione è presente presso la struttura di Piazza San Francesco non solo per la distribuzione dei pasti, ma anche per l’allestimento delle sale prima e dopo il pranzo. Importante anche la presenza dei giovani: “nei periodi “forti”, quelli con maggiori presenze, ci sono alcuni gruppi scout che vengono a prestare servizio -, ha spiegato fra Luigi – e sempre gli scout ci sostengono anche curando un progetto che coinvolge le macellerie cittadine: i clienti possono fare un’offerta, inserendola in un’apposita cassetta e poi noi ogni tot mesi passiamo e usiamo i soldi della cassetta per comprare la carne proprio nella macelleria. Con questo progetto si fa contemporaneamente un atto di carità, sostegno al commerciante e sostegno alla Mensa dei Poveri”. Parte attiva anche gli istituti superiori Cossar – Da Vinci, che hanno aiutato la mensa lo scorso anno scolastico fornendo dei grembiuli per cuoche e volontari e, in accordo con la dirigenza scolastica, i ragazzi che ricevono una sospensione riconvertono le ore di scuola in ore di aiuto alla struttura di carità. Anche l’istituto alberghiero “Pertini” di Monfalcone ha offerto il proprio aiuto, preparando il pranzo lo scorso Natale. “Sarebbe bello trovare ancor più aggancio con le scuole – ha sottolineato Bertiè – magari tramite gli insegnanti di religione”. Non mancano poi le visite dei ragazzi dei gruppi di catechismo, che visitano la struttura e vengono così sensibilizzati verso una tematica attuale e toccante. “Senza la carità di tanti che ci sostengono, tutto questo non sarebbe possibile: la generosità, la solidarietà, sono fantastiche e portiamo profonda riconoscenza” ha commentato fra Lorenzo Zampiva, superiore del Convento; “qui siamo in 7 frati e anche con la collaborazione dei volontari, è dura a volte far fronte a tutte le richieste. Credo servirebbe una mobilitazione anche da parte delle autorità, come già accade in molte città, con un servizio che fornisca alcuni pasti. Perché non attivare un servizio, anche in “miniatura” e vedere come va?”.Oltre ai richiedenti asilo fuori convenzione, chi sono questi utenti bisognosi di aiuto? “Ogni tanto se ne aggiunge qualcuno nuovo – ha raccontato fra Lorenzo Zampiva, superiore del Convento – ma grossomodo sono sempre gli stessi a venire da noi, segno di una situazione di disagio molto radicata. Alcuni di loro sono entrati in forte crisi economica dopo il fallimento dell’azienda per la quale lavoravano, trovandosi sul lastrico più o meno dall’oggi al domani, e il nostro servizio è davvero l’ultima spiaggia; altri ancora sono separati, riescono magari a far fronte alle bollette e agli assegni di mantenimento, ma non hanno poi abbastanza denaro per potersi comprare da mangiare; poi ci sono quelli che sono caduti nel tunnel della tossicodipendenza o dell’alcolismo, non riuscendo a uscirne: vite perse anche se sono giovani. Infine per alcuni, che proprio non riescono a farcela a mettersi in fila con gli altri, forniamo una borsa della spesa. Non è semplice chiedere aiuto…”