Tre vescovi finanziarono la statua di Massimiliano I

Inaugurata nel 1903 in pompa maglia con una festa di popolo, rimossa e per 18 anni abbandonata distesa nel cortile dell’ospedale di viale Venezia Giulia, ha rischiato negli anni Venti e Trenta di venir fusa, dopo una permanenza di 44 anni nel giardino di Palazzo Attems è tornata a impreziosire la piazza di Cormons: la particolare storia di questo monumento dedicato a Massimiliano I è raccontata nella mostra, che ha proprio come titolo “Odissea di una statua”, ospitata nella sede dell’associazione Cormonese Austria di via Matteotti a Cormons e inaugurata lo scorso 14 aprile. Un percorso soprattutto fotografico – molte le immagini inedite – che va dall’inaugurazione avvenuta il 14 giugno 1903 e, di tappa in tappa, si conclude con l’ultimo e definitivo spostamento, seppure di pochi metri, del 2006 quando il monumento venne arretrato e compreso nell’area  che fa da sagrato alla chiesa di Rosa Mistica oggi denominato Largo San Scrosoppi.  C’è una foto del 1926 della statua  riversa a terra immortalata con un gruppo di persone e in mezzo il generale Luigi Cadorna, lo stesso che 11 anni prima, impettito nella sua divisa, si era fatto fotografare con altri generale dinanzi la statua pochi giorni dopo l’arrivo dell’Esercito italiano a Cormons. Le cronache del 1926 riportano che Cadorna, ormai in abiti borghesi, avesse stigmatizzato l’abbandono della statua e avesse suggerito di rimetterla in piedi, magari in un posto meno appariscente di piazza Cumano, come allora si chiamava piazza Libertà. D’altra parte i vertici dell’Esercito non acconsentirono, nel periodo della loro occupazione militare, di rimuovere il monumento nonostante le richieste, anche formali, avanzate dall’allora sindaco, l’irredentista Antenore Marni. Si dovette attendere che la guerra finisse perché Marni, pochi giorni prima di lasciare l’incarico di primo cittadino, ne disponesse la rimozione e la collocazione nel cortile dell’ospedale, dove rimase fino al 1937 quando prese la strada di Gorizia sfuggendo a una probabile fusione più volte ricercata dall’Amministrazione comunale, che a metà degli anni Venti l’aveva messa in vendita a peso come un qualsiasi rottame ma era stata stoppata dalla Prefettura di Gorizia dopo un parere negativo espresso dalla Soprintendenza ai monumenti artistici. Tra i più importanti documenti esposti per la prima volta nella mostra compare l’elenco dei sottoscrittori che tra il 1901 e il 1902 contribuirono a far erigere la statua, opera dello scultore viennese Edmund Hofmann. Il documento era stato inserito in un cilindro posto all’interno del piedistallo al momento della realizzazione del monumento. Venne recuperato il 18 maggio 1919, il giorno dopo la rimozione della statua ed ora si trova nell’Archivio comunale. La sottoscrizione permise di raccogliere 18 mila 359 corone e a versare un obolo, oltre a semplici cittadini, esponenti del mondo economico, furono le famiglie nobili della Contea di Gorizia e Gradisca a dimostrazione chela statua, sì fu eretta a Cormons per lungimiranza dei suoi amministratori che si proposero per ospitare il monumento, ma che l’omaggio per il quarto centenario dell’appartenenza alla Casa d’Austria era a nome di tutta la Contea. Anche il mondo cattolico fu in prima fila nel sostenere questo progetto e la stessa Chiesa non si tiro indietro. Anzi. Il Preposito capitolare monsignor Luigi Faidutti ricoprì il ruolo di segretario dell’apposito Comitato sorto per la realizzazione della statua di cui era presidente il podestà barone Giorgio Locatelli. Lo stesso Faidutti contribuì con 30 corone, ma più sostanzioso fu l’obolo dell’arcivescovo di Gorizia il cardinale Giacomo Missia, che elargì 200 corone; la stessa somma venne versata dal vescovo di Pola e Parenzo, il cormonese Giovanni Battista Flapp. Il vescovo di Veglia mons. Anton Mahnic inviò 50 corone e 40 corone arrivarono dal parroco decano di Cormons don Giuseppe Peteani. La Chiesa goriziana partecipò cn i suoi massimi esponenti all’inaugurazione del monumento nel 1903: l’arcivescovo Andrea Jordan, succeduto nel 1902 a Missia, presiedette una solenne Messa nel vicino santuario di Rosa Mistica e al termine, in processione, si recò dinanzi alla statua e la benedisse.Tornando all’elenco dei sottoscrittori, i più munifici furono il podestà di Cormons che donò 3 mila corone, lo stesso importo venne versato dal Ministero del culto e dell’istruzione di Vienna. Un’elargizione di mille corone venne dal banchiere barone Rothschild, che faceva parte della società che gestiva la Ferrovia Meridionale che collegava Trieste a Vienna e passava per Cormons. Nell’elenco dei sottoscrittori compaiono anche quattro Comuni: Cormons versò 1000 corone, Grado 100, Aquileia 40 e Medea 25. Non si sottrassero alla sottoscrizione alcuni imprenditori come i Brunner e i Ritter, la direzione della miniera “Carpano”, la Banca Friulana e l’Unionbank di Trieste e una colletta venne fatta anche tra i militari dei Reggimenti di fanteria e artiglieria.  Nell’elenco, redatto in ordine alfabetico, non manca nessuna delle famiglie nobiliari, e non solo della Contea. Lo fecero indubbiamente per convinzione ma per loro, legate e forse anche riconoscenti alla Casa d’Austria per le benemerenze ricevute, era difficile, se non impossibile, sottrarsi a un’iniziativa che voleva omaggiare gli Asburgo senza incorrere nelle reprimende dell’autorità del tempo: vi si trovano i Coronini, gli Attems, gli Strassoldo, i Lanthieri, i Tauffenbach, i Baguer, i Codelli e Thurn Valsassina tanto per citare alcuni. I nobili non si svenarono. Quasi tutte le elargizioni variavano tra le 20 e le 50 corone, cento ne mise il conte Enrico Dubsky di Medea, ma il più generoso di tutti fu il principe  Massimiliano Egon Furstenberg: il  grande proprietario terriero con interessi in Germania e Austria, confidente del kaiser Guglielmo, fece arrivare al Comitato 500 corone.  Non si sa invece quanto il Comitato, sorto nel 1981 per il ritorno della statua a Cormons, raccolse dalla sottoscrizione popolare. Un bilancio non fu mai presentato e, stando ad alcune testimonianze, un elenco di sottoscrittori venne inserito anche questa volta all’interno del nuovo piedistallo che dal 28 giugno 1981 sorregge la statua. Bisognerà dunque attendere la sua demolizione per scoprirlo ma i cormonesi,  che sono nuovamente divenuti proprietario del monumento, non hanno alcuna intenzione di rimuoverlo.La mostra “Massimiliano: odissea di una statua” è aperta fino al 3 giugno e si può visitare ogni giorno dalle 10 alle 19, escluso il lunedì.