Don Guy Roger: quel solco indelebile in tante vite

Facile immaginare come la notizia del tragico incidente che ha stroncato la vita del nostro caro amico don Guy Roger, abbia colto tutta la comunità cervignanese come un fulmine a ciel sereno. Da pochi giorni lo avevamo salutato e ringraziato per gli anni trascorsi con noi, per la sua allegria, per i suoi insegnamenti, per la sua presenza. Ligio allo studio, non aveva mai fatto mancare la sua disponibilità per le tante richieste delle parrocchie e delle associazioni.Lo avevamo salutato felici perché, nonostante il dispiacere della lontananza, sapevamo quanto fosse forte il suo desiderio di tornare nella sua terra e dare il suo contributo, lavorare sodo per la sua gente, per la sua diocesi. La sua gratitudine per tutti noi, per don Dario, don Moris e don Nino ci aveva riempiti di gioia, lasciando aperta la porta ad un possibile futuro incontro, ad una corrispondenza che ci avrebbe permesso di mantenere vivo il legame di amicizia, nonostante la distanza.E invece dopo pochi giorni, ci siamo ritrovati a piangerlo, attoniti e increduli. La chiesa gremita di persone, provenienti da tutte le parrocchie dell’unità pastorale, i numerosi sacerdoti accorsi dall’intera diocesi, hanno dimostrato come il solco da lui tracciato nella nostra vita, rimarrà profondo ed indelebile in tutti noi. Una messa volutamente gioiosa, come avrebbe voluto lui, per affidare il dolore nelle mani del Padre, per ringraziare del dono di averlo conosciuto, per rivolgere una preghiera alla sua famiglia a cui ci sentiamo uniti per intercessione dello Spirito Santo. Certo, don Guy ci lascia anche un compito importante: continuare a vivere la vita parrocchiale e la celebrazione liturgica, da lui tanto amata, con quello slancio di generosità, impegno e allegria che ha sempre testimoniato fin dal suo arrivo. Il mandato che il Risorto affida a ciascuno di noi va ben oltre la distanza fisica, va ben oltre la morte, don Guy ce lo diceva sempre: “testimoniamo l’incontro con una persona viva, Gesù Cristo!”Continua, caro Guy Roger, a guidare i tuoi “fratelli e sorelle acquisiti” con il tuo ricordo e la tua preghiera, vicino a quel Dio che chiamiamo Papà!Grazie della tua presenza in mezzo a noi, arrivederci don Guy.

“È ancora con noi e lo sarà sempre”

La fotografia di don Guy, sull’altare, vestito di bianco, con un sorriso così vitale da abbracciare il mondo, rendeva impossibile credere alla sua morte. Quando la notizia era arrivata a Cervignano, il lunedì mattina, pochi giorni dopo la sua partenza per la Costa d’Avorio, la reazione non era stata solo di sconcerto e dolore, ma anche di ribellione, la contesa di Giobbe con Dio per chiedergli: perché? Per esporgli la nostra causa e le nostre ragioni contro ciò che ci sembra insensato. E poi l’immedesimazione nello strazio di una madre che aveva accolto festante il ritorno del figlio per vederselo immediatamente strappare a causa di una morte inattesa e improvvisa, che ci appare assurda come tutte le morti di bambini e giovani che, ai nostri occhi, non hanno potuto dare compimento ai loro progetti di vita. Un progetto, quello di don Guy, di impegno pastorale in mezzo alla sua gente, con cui dare concreta realizzazione a quell’incontro fra la cultura Baulé e la liturgia cristiana, che aveva costituito l’oggetto di tre anni di studi a Padova. L’avevo conosciuto appena arrivato a Cervignano durante una cena a casa mia con i suoi nuovi confratelli, il parroco don Dario e don Moris. Faceva ancora fatica a seguire i nostri discorsi in una lingua che aveva da poco cominciato a conoscere. Inizialmente  celebrava la Messa della sera a San Michele, frequentata soprattutto da persone anziane: sempre sorridente, leggeva la breve omelia e concludeva la celebrazione con un augurio ai presenti. In seguito si è dedicato maggiormente a bambini e ragazzi, coinvolgendoli con il suo entusiasmo e la sua vitalità anche nella Messa delle 9.30, in cui, la prima volta, li aveva provocati chiedendo “Cos’è questo mortorio?” e invitandoli ad accompagnare il canto con battiti di mani. La folla che si è radunata venerdì scorso in duomo per una liturgia di ringraziamento e memoria dimostra quanto don Guy fosse diventato caro al cuore dei cervignanesi, giovani e adulti. E allora e ancora la domanda: perché? Forse è l’imperscrutabile per noi volontà di Dio, “così grande che non lo comprendiamo”? O l’eco della concezione pagana per cui muore giovane chi è caro agli dei? Piuttosto dobbiamo superare una visione di Dio che dirige, in modo appunto imperscrutabile, ogni aspetto della vita e della morte, come sintetizzato dal detto “Non cade foglia che Dio non voglia”. No, non è così. Dio non voleva certo la morte di don Guy, ci sono molte cose sulla terra che accadono contro la volontà del Padre, ma in tutti gli avvenimenti di lutto, dolore e perdita, Dio è presente per affermare la potenza della vita e della rinascita. Non solo nell’aldilà, ma qui e adesso. Proprio dalla terra da cui don Guy è partito per ritornarvi, dal continente africano che sta cercando una sua via di inculturazione della fede cristiana, può venirci un’indicazione per recuperare quella continuità e circolarità di vita-morte-vita che noi occidentali, nella disperata e illusoria impresa di sconfiggere la morte per vivere indefinitamente, abbiamo perduto. Afferma un teologo che “in Africa tutto ruota attorno all’abbondanza di vita”; che, come gli antenati avevano il compito di promuovere la vita e non la morte, così Gesù, il proto-antenato, viene a donare la vita in pienezza; che la chiesa-famiglia, molto diversamente da come la concepiamo noi, comprende nello stesso tempo i vivi, i morti e quelli non ancora nati. Noi forse, anche se la enunciamo, facciamo fatica a comprendere davvero la comunione dei santi, mentre per la sua gente africana don Guy continua a far parte della comunità e della famiglia ecclesiale, vivo e sorridente come nella foto esposta durante la celebrazione per ringraziarlo di essere stato insieme a noi, dimenticando che è ancora con noi e lo sarà sempre. Non in eterno riposo, come siamo soliti dire, ma in un avvenire infinitamente aperto, coinvolti tutti dentro il dialogo e il lavoro con Dio per la costruzione del Regno. Gabriella Burba