Lo splendore della Serbia romana

Sessantadue reperti provenienti dal Museo Nazionale di Belgrado, dal Museo Nazionale di Zaje¤ar e di  Niš e dai Musei di Požarevac, Novi Sad, Sremska Mitrovica e Negotin oltre a un calco storico della Colonna Traiana (1861) prestato dal Museo della Civiltà Romana ci trasportano in un lungo viaggio sulle tracce della storia dell’impero romano, dalla sua espansione a Oriente, all’età d’oro dell’Impero Tardo Antico fino al suo crepuscolo quando il limes non resse più all’invasione dei barbari, gli stessi Unni guidati da Attila che metteranno a ferro e fuoco anche Aquileia.L’esposizione, che è stata inaugurata domenica 11 marzo nella sede di Palazzo Meizlik ad Aquileia e proseguirà fino al 3 giugno, è organizzata dalla Fondazione Aquileia, dal Museo Nazionale di Belgrado e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, il Comune di Aquileia e l’Associazione Nazionale per Aquileia con il supporto di Cassa Rurale Fvg, FCA, Trieste Airport e PromoTurismoFvg. Sarà visitabile fino al 3 giugno con orario da lunedì al venerdì  9.00-18.00 e sabato e domenica 9.00-19.00.Alle estreme propaggini orientali della Serbia di oggi, il Danubio s’incunea nello splendido scenario delle Porte di Ferro: duemila anni fa il fiume segnava il confine di un impero, quello romano che nel periodo della sua massima espansione arrivava alla Tracia (Bulgaria sud-orientale, Grecia nord-orientale, Turchia europea) e alla Dacia. L’Illirico fu terra di eventi cruciali – la campagna di Traiano, l’ascesa al potere di Diocleziano e di Costantino – terra di fortificazioni, di legionari e imperatori, di grandi residenze imperiali, prosperi quartieri urbani, commerci fiorenti, luogo di convivenza di culture e segni dei diversi influssi religiosi.E al Danubio, una via d’acqua che non era solo linea di frontiera, ma confine permeabile agli scambi e alle influenze che provenivano dai territori situati al di là, è dedicata la prima sala della mostra che ne rievoca gli scenari grazie a un’installazione multimediale di suoni e immagini.Al piano terra una scenografia virtuale immersiva ed emozionale introduce il visitatore alla mostra attraverso immagini e suoni evocativi dedicati al Danubio e alle sue acque. Il rumore costante dell’acqua, il suono del vento e i suoni di antichi strumenti accompagnano le immagini degli oggetti più preziosi e significativi dell’esposizione che si animano e prendono vita emergendo dalle acque del fiume in un gioco di luci e riflessi illusori.I reperti in mostra ci raccontano un territorio in cui nacquero ben 17 o 18 Imperatori, da Ostiliano a Costanzo III, passando attraverso Costantino il Grande e che vide sorgere grandiose ville imperiali, come quella di Felix Romuliana, oggi Gamzigrad, o nuovi centri, che nel caso di Sirmium, oggi Sremska Mitrovica, potevano includere la presenza di un circo, elemento che trasformava un agglomerato urbano in grande e importante città.Luoghi legati ad Aquileia, città anch’essa di frontiera per l’Impero romano nel periodo della sua espansione, crocevia di strade militari e commerciali, porto fluviale di straordinaria importanza, porta a Oriente ma anche da Oriente. In particolare nel tardo impero Aquileia era molto legata ai centri danubiani e da qui partiva l’antica strada militare e commerciale che la collegava a Singidunum, l’odierna Belgrado per poi arrivare alle sponde del mar Nero.Protagonisti del percorso di visita tre elmi da parata che ci restituiscono tutto il solenne cerimoniale dell’esercito romano: in particolare l’elmo ritrovato a Berkasovo, dorato e tempestato di elementi in pasta vitrea multicolore a imitazione delle pietre dure, è un vero e proprio capolavoro di artigianato artistico. La stessa magnificenza si ritrova nelle eccezionali maschere da parata in bronzo rinvenute lungo la sempre minacciata frontiera del limes romano.E  proprio lungo la frontiera, a Tekija, è stato rinvenuto il tesoro in argento che possiamo ammirare: i preziosi oggetti dovevano essere stati nascosti, come in casi analoghi, per l’incombere di un pericolo, in questo caso subito dopo l’81 e sono una testimonianza importante della penetrazione dei Daci nel territorio della Mesia.Il regno della Dacia rappresentava un pericolo per le province romane lungo il medio e basso corso del Danubio – scolpito magistralmente sul calco della colonna traiana  in mostra per l’occasione ad Aquileia – e Traiano vi condusse due importanti campagne belliche contro il re Decebalo facendo costruire anche l’imponente ponte sul fiume.Significativa la testa di Venere recuperata nel 2003 durante gli scavi in un cortile a peristilio con una fontana in marmo, che ci riporta alla regalità del palazzo-circo di Sirmium divenuto una delle residenze di Costantino il Grande. La statua di Venere era stata portata lì da Costantino o dai suoi successori per propaganda politica, per riproporre i valori della Roma Aeterna  e allo stesso scopo varie rappresentazioni di Costantino cominciarono ad apparire sulle monete e sugli oggetti d’arte. La sua immagine è raffigurata con un diadema, con il capo leggermente inclinato all’indietro, e lo sguardo verso il cielo.Una delle immagini più importanti di questo tipo che troviamo in mostra è rappresentata sul cosiddetto cammeo di Belgrado in sardonica a più strati, con l’imperatore a cavallo trionfante sopra il nemico sconfitto. Ma il pezzo di arte e di propaganda politica più rappresentativo del tempo di Costantino è la famosa testa in bronzo con diadema dello stesso imperatore parte di una statua dorata rinvenuta nella città natale Naissus, l’odierna Niš, esempio di magnificenza imperiale.Notevole la testa in porfido rosso dell’imperatore Galerio proveniente da  Gamzigrad, dove il ritrovamento di un archivolto, con l’iscrizione FELIX ROMVLIANA ci indica chiaramente il luogo ove sorgeva il  palazzo eretto da Galerio. Il porfido rosso, la pietra più dura di tutte, ha molti simbolismi: manifesta potere e forza, e il suo colore purpureo richiama alla mente la sublimità e la dignità. Le sculture avevano lo scopo di celebrare e glorificare il potere imperiale e sulla base delle rilevanti dimensioni, si presume che la mano di porfido del braccio sinistro con globo sia appartenuta, così come la testa, ad una figura colossale che poteva rappresentare Galerio come dominatore del mondo. Un’ultima sezione è dedicata a dei e divinità – una splendida testa appartenente ad una statua marmorea di Ercole più grande del naturale, rinvenuta nel palazzo di Galerio a Gamzigrad, due statue che raffigurano il dio con in braccio il piccolo Telefo), il mitico fondatore di Pergamo. Di grande interesse anche i culti legati alla sfera militare, tra cui quello di Mitra e, in maniera meno sicura, quello di un eroe a cavallo, al quale fanno riferimento le rappresentazioni dei cosiddetti “cavalieri traci” o “danubiani.