Gaudet Aquileia Mater

Dopo due anni di lavoro il fondo della Chiesa Parrocchiale dei Santi Ermagora e Fortunato di Aquileia, risalente alla seconda metà del XVII secolo, può dirsi riordinato e messo in sicurezza. Un primo lavoro di catalogazione era stato eseguito già nel 2006, quando però era conosciuta solo una parte dei documenti oggi presenti nell’archivio. La maggior parte delle carte infatti è emersa successivamente e versava in pessime condizioni, posta in buste e scatole non idonee alla conservazione.Dopo i lavori di restauro della casa canonica di Piazza Capitolo, le documentazioni ordinate e quelle in disordine sono state portate al secondo piano del palazzo, dove sono state nuovamente catalogate da Vanni Feresin, paleografo e archivista. L’archivio oggi occupa una superficie lineare di 15 metri circa per 84 unità di conservazione e 743 unità archivistiche. Sono stati ricollocati nella loro posizione originaria anche tutti quei documenti che erano conservati (fino al 2013) presso l’Archivio della Curia Arcivescovile di Gorizia, dopo aver ottenuto il parere favorevole dell’Ordinariato e della Soprintendenza. È possibile che questi documenti, appartenenti al fondo aquileiese, siano stati portati da Fiumicello (che era chiesa decanale fino al 1902 e per questo motivo potrebbe essere stata in possesso di detti incartamenti) a Gorizia negli anni Novanta del XX secolo in occasione del riordino dell’Archivio della Chiesa Parrocchiale di Fiumicello, e lì rimasti fino all’ultima ricollocazione.A seguito di questa riunificazione è stato possibile ricostruire in maniera quasi totale importanti serie archivistiche come l’Anagrafe Ecclesiastica (dal 1760), l’Amministrazione della Chiesa (dal 1796) e gli Archivi Aggregati (in particolare la sotto-serie Scuole Popolari). L’ordine dei documenti rispecchia la struttura tipica di un archivio parrocchiale, pur con alcune scelte metodologiche personali del curatore, concordate con la Soprintendenza. Dopo l’esame e la schedatura delle carte sono state individuate 12 serie principali, ovvero Anagrafe Ecclesiastica, Protocollo, Amministrazione della chiesa, Beni della chiesa, Edifici di culto soppressi o venduti, Cimitero, Lavori di restauro, Attività parrocchiale, Carteggio, Attività pastorale, Documenti diversi, Archivi aggregati. È stato successivamente prodotto un inventario analitico per dare allo studioso o al ricercatore che si approccia all’archivio una visione specifica e dettagliata delle documentazioni presenti.

Alla scoperta dei luoghi di culto della città romanaUna sezione molto interessante per la storia della parrocchia è sicuramente “Edifici di culto e strutture annesse soppresse o vendute”, per le notizie che si possono ricavare sui tanti edifici religiosi presenti sul territorio della parrocchia e soppressi, venduti o abbattuti negli anni del Giuseppismo, politica di ridimensionamento dell’influenza della Chiesa Cattolica nell’Impero che prende il nome dal suo ideatore, Giuseppe II d’Asburgo.Sicuramente oggi il luogo di culto più importante per la città di Aquileia è la basilica poponiana, luogo di riferimento non solo per quanto riguarda la fede ma anche per la storia, la storia dell’arte e l’archeologia. Così fu certamente in tempi antichi, ma paradossalmente, la rivalutazione della basilica quale luogo di culto avvenne solo dopo la soppressione del Patriarcato che portava il nome della città romana, nel 1751.Dal XVI secolo a questa data infatti, la basilica fu quasi abbandonata e, come testimoniano le carte, altri furono i luoghi di culto più importanti per gli abitanti della città. Di fondamentale importanza per la storia della parrocchia è sicuramente la chiesa di S. Giovanni in Piazza (o in Foro), che esisteva certamente all’inizio del XIII secolo (sebbene il culto all’Evangelista fosse molto più antico ad Aquileia), e che il 21 febbraio 1570, data della visita dell’Abate Bartolomeo da Porcia, come testimonia il rendiconto, aveva propria giurisdizione parrocchiale su circa 300 fedeli ammessi alla Comunione. La scrittura dei libri canonici è molto successiva, a partire dal 1664 per i battesimi, dal 1665 per i defunti e dal 1671 per i matrimoni.Celebre e antico fu anche il Monastero delle monache Benedettine, soggetto all’autorità del Visitatore Apostolico, del quale si conservano i registri canonici dal 1700 al 1785, anno in cui il Monastero venne chiuso in seguito alle vicende della secolarizzazione giuseppina.Fino al 1785 fu attiva anche la chiesa di S. Ilario, costruita nei pressi della “porta di Ognissanti”gestita da una confraternita che curava anche il funzionamento di un ospedale attiguo il “Pio Ospitale di Aquileia”. Nell’archivio si trova una specifica dell’ “Asse di Facoltà” della struttura: secondo questo inventario l’ospedale possedeva 6 case, 238 campi, e capitali per oltre 1900 fiorini.Oltre a questi edifici, i documenti presenti nell’archivio raccontano di altre chiese esistenti ad Aquileia come la Basilica Prepositurale di san Felice, la Basilica Abbaziale di San Martino a Beligna (chiusa nel 1774) e la Chiesa Prepositurale di Santo Stefano (fondata nel 1602 dal Patriarca Goteboldo e demolita nel 1756 per ordine di Attems).Per quanto riguarda la parrocchia di Belvedere, nacque nel XVII secolo per interessamento dei marchesi de Savorgnan del Torre che fecero erigere una piccola chiesa dedicata a Sant’Antonio abate, circondata dal piccolo cimitero. Questa, a seguito dello sviluppo dell’abitato, venne abbattuta e ricostruita più grande: venne consacrata nel 1749 dall’ultimo Patriarca Daniele Dolfin, perché belvedere faceva parte della Serenissima Repubblica di Venezia.

Alcuni documenti notevoliData l’importanza della Basilica, a ragione della sua storia passata, sono presenti nell’archivio le copie di alcune bolle particolarmente importanti per la storia della parrocchia e della diocesi: per il XVIII secolo ricordiamo la copia della bolla “Iniucta Nobis” emessa il 6 luglio 1751, con la quale papa Benedetto XIV, al secolo Prospero Lambertini, soppresse definitivamente il Patriarcato di Aquileia (immagine d’apertura). Contestualmente è conservata la copia di “Sacrosantae Militantis Ecclesiae” ovvero il documento con cui, il 18 aprile dell’anno successivo, lo stesso pontefice istituì l’Arcidiocesi Metropolita di Gorizia e decretò l’affidamento della Basilica (la cui proprietà sovrana rimane della Santa Sede) all’Arcivescovo di Gorizia e al Capitolo Metropolitano.Notevole è anche la copia dell’omelia del primo Principe Arcivescovo di Gorizia in occasione della traslazione delle reliquie e gli atti manoscritti della Visita Apostolica nella basilica, avvenuta il 3 aprile 1754 (immagine in alto, a sinistra).Per quanto riguarda il secolo successivo sono interessanti gli atti con i quali vengono conferiti al parroco prima il titolo di Arciprete (tramite un rescritto del Principe Arcivescovo Andrea Gollmayr del 20 agosto 1876, con il quale l’ordinario comunica la nomina a don Antonio Veliscig, per lui e per i suoi successori) e poi quello di Protonotario Apostolico. Il 12 luglio 1889 infatti il municipio di Aquileia innalzava al Sommo Pontefice Leone XIII una supplica per ottenere alla basilica aquileiese un’insigne distinzione pontificia: il papa accogliendo benevolmente tale supplica rispose scrivendo di essersi “graziosissimamente degnato di conferire al parroco pro tempore di detta basilica il titolo e la dignità di protonotario apostolico ad instar participantium con tutti i rispettivi privilegi” come si può leggere nel breve del 28 febbraio conservato nell’archivio: il titolo, che viene conferito ancora oggi, è “durante munere paroeciali” ciò vuol dire che il titolo decade con la cessazione dell’ufficio. La decisione del pontefice venne comunicata al parroco dall’Arcivescovo Zorn tramite un rescritto del 18 marzo 1890.Del periodo della Prima guerra mondiale l’archivio conserva la memoria delle vicende dei sacerdoti che operarono in quel periodo ad Aquileia: come accadde a numerosi pastori della nostra diocesi il 24 maggio 1915 l’arciprete Meizlich venne mandato in esilio, seguito dal primo cappellano don Giovanni Evangelista Bressan e don Francesco Spessot, prelevato il 3 ottobre dello stesso anno, dopo l’ultimo battesimo celebrato alle ore 12, perchè filoaustriaco.Per i successivi due anni fu rettore della Basilica don Celso Costantini (originario di Castions di Zoppola, futuro cardinale e primo delegato pontificio in Cina): è di questo periodo la fitta corrispondenza fra il Costantini e i soldati aquileiesi al fronte, che si rivolgevano al sacerdote per ottenere notizie sui famigliari e per comunicare il loro stato di salute ai propri cari: l’archivio conserva decine di lettere e cartoline postali di questo genere.

Giovedì 29 settembreLa presentazione del riordino avverrà in Sala Romana ad Aquileia giovedì 29 settembre alle ore 20.30. Dopo i saluti di mons. Michele Centomo, amministratore parrocchiale, interverranno la dott.ssa Renata Da Nova, soprintendente vicario archivistico per il Friuli Venezia Giulia, l’archivista Vanni Feresin, curatore del riordino e il direttore di Voce Isontina, Mauro Ungaro, come moderatore. Durante la serata verranno proiettate alcune immagini e fotografie di documenti dell’archivio, a cura dello Studio Pantanali di Ajello del Friuli.