Dalle cronache delle orsoline: la quaresima e la Pasqua 1916

Le cronache delle Madri Misericordiose Orsoline di Gorizia sono un compendio straordinario di notizie, piccole e grandi, che riguardano la sorte della città di Gorizia durante i tragici anni del primo conflitto mondiale. A momenti si sente e si respira la tranquillità delle mura del monastero, con le ore canoniche, le celebrazioni, i sermoni dei predicatori, a tratti sembra di precipitare in mezzo al campo di battaglia, si ode in lontananza il frastuono degli scontri, si vedono i vetri rotti delle case, i danni provocati dagli obici che piovono copiosi sulla città. Leggendo queste righe, così vive, così cariche di emozioni e di pathos, si resta colpiti dalla grande fede e dalla patriottica certezza di una fine imminente della guerra e di una certa vittoria dell’Austria sul nemico italiano.La superiore madre Cecilia Sablich è sempre in viaggio nei vari altri conventi dove sono rifugiate le altre consorelle Orsoline di Gorizia, ma la sua presenza spirituale è leggibile in ogni paragrafo di questo lungo racconto. Dopo il secondo Natale di guerra ora vado a presentare i mesi dedicati alla quaresima e alla Pasqua del 1916 che in quell’anno si celebrò il 23 aprile.

Marzo

I° marzoAbbiamo cominciato il mese di S. Giuseppe. La sua statua ha un posto d’onore nella nostra catacomba su d’un altarino ornato di fiori. Ogni dì presenteremo al nostro caro Patrono un omaggio di fioretti spirituali, ed Egli ci proteggerà sempre, come lo fece fin ora.

3 marzoIl Gen. Maggiore Zeidler fece visita alla nostra Rev.da M. Priora accompagnato dal suo aiutante di Comando, il Sig. Hercig per ringraziarla del regalo di alcune bottiglie di vino e d’un pezzo di salame. Egli le chiese che cosa potesse fare per lei in ricompensa. La Rev.da Madre lo pregò di accordarle alcuni soldati e gli animali necessari per lavorare i campi alla “Bianca”; poi di prestare il suo aiuto a quattro delle nostre Consorelle per il ritorno a Gorizia, aspettando esse da un mese la legittimazione [sic!] per rimpatriare. L’ottimo Signore prese tutto in nota e promise di fare ciò di cui fu richiesto. E difatti nel pomeriggio un Primo tenente si portò col nostro Sig. fattore alla Bianca, per determinare quante braccia fossero colà necessarie. – Il buon Dio pensa a noi. E quale Sposo, se non Gesù benedetto, potrebbe essere più affettuoso e preveniente? Ne sia Egli benedetto e ringraziato in eterno. – Riguardo ai combattimenti non si sente che qualche eco spenta, giacché piove e piove.

4, 5, 6 marzoTre giorni di forti combattimenti alle trincee. In città calma relativa.

7 marzoDurante il giorno ci giunse qualche granata, e alla sera dalle 7 1/2 alle 8 si susseguirono molte che esplosero in via Morelli, in via Monache e nei loro pressi. Al suono di tale musica il Rev.do Don Mosettig benedì la nuova cucina, il cui focolare economico era finito già in gennaio. – Questo giorno, l’ultimo di carnevale, la nostra buona M. Priora ebbe dalla sua carità il gentil pensiero di radunare ad un’agape fraterna i membri delle varie Comunità femminili, rimaste in città. – Le Rev.de Suore Scolastiche “de Notre Dame” non poterono corrispondere all’invito, perché sarebbe stata loro necessaria una licenza speciale da Monaco, ed ora con le comunicazioni la va a passo di lumaca e peggio ancora. Pazienza! – Le nostre Commensali furono la Superiora delle Suore della Croce e due sue figliuole, di più la Sup. delle [sic!] Orfanotrofio “Contavalle” con una Suora, tutte e due della Congregazione di S. Vincenzo de Pauli – La nostra M. Priora intende invitarle nuovamente per pasqua, se Gesù nel frattempo non ci concede la pace.

8 marzoMercoledì delle ceneri. – Stamattina avemmo la felicità di poter ascoltare due sante Messe nella nostra catacomba. Un Padre Salesiano ci cosperse il capo colle sacre ceneri che ci furono portate dal Duomo. La nostra Ven. M. Priora, pensando alle tante sue figliuole, dimoranti in sette. Conventi diversi, diramò a loro una Circolare per confortarle e animarle nelle tristi circostanze. – Noi che ci troviamo qui con lei, avemmo la fortuna di udire la sua parola viva, e da ciò l’obbligo più stretto di metterla in pratica.Ecco il testo della Circolare:(8 marzo aggiunto a lapis) Viva sempre Gesù nei nostri cuori!Dilettissime figliuole mie!Quando riceveranno questa mia, la santa Quaresima sarà già cominciata; è la II.da volta che io non la passo con Loro: quali ne siano perciò i sentimenti miei, Dio solo lo sa! O mie care e buone figliuole, come sento la Loro mancanza! – Ora che il buon Dio per le Loro preghiere e per il Loro sacrifizi mi ha restituita la salute, vorrei gareggiare con Loro sulla via della virtù e della perfezione. Io, come Loro indegna madre, presento il programma, e con la grazia di Dio, vorrei precederLe coll’esempio: preghino per me, acciò ci riesca.Il programma sarebbe il seguente: “Tranquille e per Dio solo, perché Egli lo vuole, fare, accettare, patire ciò che il presente reca”. Poche parole invero: ma in esse sta tutto il secreto della santità, perché esse esprimono la nostra vera donazione a Dio, il quale assiste paternamente quelle anime che si donano a Lui senza riserva. “Sacrificate sacrificium justitiae et sperate in Domino”, dice il Profeta. Ciò è quanto dire, osserva il P. Caussade, che la solita base della vita spirituale è l’intera donazione di se stessi a Dio. Noi dobbiamo abbandonarci a Lui, tanto riguardo all’interno, quanto all’esterno: dobbiamo dimenticare noi stesse, considerandoci come una cosa, su cui non si ha più diritto di sorta; la sola ss. Volontà di Dio sia l’oggetto della nostra gioia; la Sua beatitudine, la Sua gloria, la Sua essenza sieno le nostre sole ricchezze. L’intero abbandono di se stessi a Dio è la misura della santità; un’anima che tende alla santità, secondo il programma citato, accetta tutto con piena indifferenza dalla mano paterna di Dio ed Egli opera con essa come un abile architetto. Egli destina e prepara le pietre per l’edifizio, che Egli vuole innalzare mediante le occasioni ch’Egli invia all’anima per l’esercizio delle virtù. – Dunque, amatissime figliuole, amiamo Dio e le Sue disposizioni e non desideriamo altro; lasciamo fare a Lui, ché Egli si assume ogni nostra cura e sulle braccia della Sua Sapienza, verremo portate più sicuramente, che su quelle del nostro amor proprio. Procediamo con fermo coraggio per questa via sicura di vera vita, e non entriamo in vie false, che ci condurrebbero nel labirinto dell’amor proprio, da cui è sì difficile uscire, e in cui spesso si resta vinte, ravvolte ed imprigionate nella rete delle brusche scantonate e ciò da un cumulo di pensieri, di apprensioni e di calcoli inutili. – Avanti, amate figliuole mie, camminiamo impavide fra gli sterpi e le siepi spinose delle malattie, delle aridità spirituali, dell’astuzia e dello sfavore umani, della gelosia, fra i focherelli di sentimenti malevoli e di pregiudizi. Voliamo, come tante aquile con l’occhio fisso sopra questo basso mondo e le procelle, al nostro sole, cioè a Dio, dacché tutto viene da Lui e tutto deve condurci a Lui. Quando sentiremo la puntura delle spine accennate, ricordiamoci che la nostra vita è un tempo di prova. Sforziamoci di vivere nelle regioni superiori, ove regna Iddio colla Sua Ss. Volontà. Rendiamoci una buona volta indipendenti dai nostri sensi, non lasciamoci trasportare dai loro movimenti, dalle loro continue metamorfosi! Non lasciamoci sorprendere dalle occasioni, dai disinganni della vita: stringiamoci alla verità la quale ci dice che, come l’oro, il ferro, il lino e la pietra, così anche le potenze dell’anima nostra e i sentimenti del nostro corpo devono venir preparati e lavorati; e che soltanto dopo aver subito molte trasformazioni, dopo d’esser state circoncise ed aver patito assai, risplende infine la loro forma nella sua bellezza, purezza e perfezione. Tutto questo fa di noi il buon Dio, se ci abbandoniamo interamente a Lui. Vogliamo solo ciò che Dio vuole da noi e in breve tempo arriveremo alla santità. La croce consta d’una trave verticale e d’una trasversale: mettiamo la seconda presso la prima e la croce non è più una croce. Così il voler di Dio è la trave verticale e il nostro è la trave trasversale; mettiamo la nostra volontà appresso quella di Dio, vogliamo ciò che Dio vuole e saremo sempre felici, sempre d’un umore uguale, sempre liete. – Mie amate Sorelle, io Le prego di prendersi a cuore queste mie parole, pensando seriamente ad edificare su di esse il fondamento della Loro santità. Quando ci sarà dato di riunirci, allora il buon Dio guarderà con compiacenza la nostra Comunità di questo Monastero, che dovrà essere, per così dire, rifondato (rifondato sottolineato a lapis). Io prego il Sacratissimo Cuore, che tutte Loro ritornino con tali sentimenti, e che fra Loro non si trovi alcuna, che non nutra una vera brama di santità. Via dunque con ogni mezza misura, con ogni tiepidezza, con ogni pusillanimità! – Di certo dovremo fare ancora molti e grandi sacrifizi; ma ciò sarà per Dio solo e per la salute delle anime. Possano ritornare con sentimenti generosi soprattutto quelle che hanno da fare con la gioventù, perché vogliamo iniziare un Istituto nuovo (Istituto nuovo sottolineato a lapis), lavorare con zelo per le anime che ci saranno affidate: ma sempre sul fondamento formato sulle nostre virtù. – Ripetiamo spesso la cara giaculatoria: “Cuor di Gesù, fa che tranquilla e per Te solo, io faccia accetti e patisca quanto il presente mi reca”. Quest’aspirazione ci ricordi il nostro Programma di perfezione, di fare cioè di ora in ora cio [sic!] che Dio vuole da noi. Il Sacro Cuore di Gesù ci conforti e ci aiuti colla Sua santa grazia e benedizione. – Tutte le Loro Consorelle salutano ciascuna di Loro in particolare. Io Le abbraccio quale Loro aff.ma Madre Cecilia Sablich Priora. Mercoledì delle Ceneri 8/ III 1916.

10 marzoIl Rev.mo Mons. Castelliz ci tenne il primo sermone quaresimale, dimostrandoci la necessità della preghiera sull’esempio di S. Pietro: Chi sta badi a non cadere. La grazia di Dio è il nostro appoggio e ciò otterremo colla preghiera. La nuova cucinetta e il mulino sono illuminati a luce elettrica.

11 e 12 marzoMolte granate caddero fischiando e distruggendo in città. Continuano i combattimenti e il buon Dio benedice le nostre armi. Ieri gl’Italiani chiesero mediante un parlamentario 48 ore di armistizi per seppellire i loro morti, ammucchiati sul Doberdò. Ma, avendo essi in altra occasione infranto la parola data, non fu loro concessa la minima tregua: intanto continua la pioggia ed i combattenti soffrono immersi nel fango.

13 marzoLa nostra Rev.da M. Priora, visitando la nostra chiesa, s’accorse che l’acqua filtrava nella cripta, ove stanno riposti oggetti di valore. La causa di ciò è il famoso buco fatto nella volta della chiesa dalla già menzionata granata e finora non fu possibile a ripararlo. – La pioggia persiste da tre settimane; niuna meraviglia che abbia trovato una via per giungere nel sotterraneo. Il piccolo danno fu tosto riparato. Una cassa di libri ed un’altra di conchiglie furono trasportate altrove. Domani la cripta verrà richiusa. Oggi arrivò da noi, accolto con gioia, il Rev.do D. Giuseppe Marolt (D. Giuseppe Marolt sottolineato a lapis), già catechista della scuola tedesca, e da 18 mesi curato di campo. Egli ci raccontò tante cose interessanti della Galizia e della Serbia. Domani, con la sua brigata, al fronte italiano. I suoi soldati lo lodano per il suo zelo e lo amano assai. Egli è infaticabile e gode buona salute. Dio lo conservi a bene delle anime! – Egli ci raccontò, che le nostre trincee al fronte russo sono inespugnabili e tali da resistere all’assalto di tutta la Siberia. Munizioni non ne mancano. – I nostri soldati friulani sono addolorati delle rovine di Gorizia e desiderano l’occasione di vendicarsi. Non è bella la vendetta: ma in guerra sembra che diventi legge. Il Signore ispiri a tutti consigli di mitezza e di pace! – Abbiamo dato principio ad un corso di dottrina quaresimale. Alla mattina dalle 11-12 istruisce i fanciulli il Rev.do D. Mosettig (D. Mosettig sottolineato a lapis); e al dopopranzo le fanciulle Sr. Sofia, sempre in un locale della scuola esterna.

14- 19 marzoContinuano i combattimenti alle trincee, al calvario e a S. Floriano. – Un aeroplano francese gettò sette bombe sulla città. Una cadde nel mulino del Sig. Resberg, ma soffocandosi nei sacchi di farina, non apportò dei danni rilevanti. Due altre cagionarono rovine in via Morelli; una esplose in Piazza Grande, frantumando le lastre degli edifizi vicini […].

21 marzoAscoltammo due SS. Messe e tutte fecero la S. Comunione per il S. Padre Benedetto XV, la cui parola, chiedente la pace, viene contorta e mal spiegata, specialmente dagl’Italiani.

23 marzoI combattimenti alle trincee sono violenti. Nel dopopranzo caddero molte granate nemiche nella nostra città; due nel palazzo del Capitanato. Una di esse uccise la cuoca e ferì una guardia che entrava in cucina. Un fanciullo di 11 anni ebbe frantumate le coste e versa in grave pericolo. – Tuttavia il Rev. do Mons. Castelliz venne attenerci la terza predica quaresimale, in cui ci narrò un esempio che produsse in noi tutte profonda e vivissima impressione.

27 marzoI nostri fanno progressi. Fischiano le palle, ululano le granate, bisogna usar cautela, ché si parla già di vittime.

28 marzoStanotte una granata di 7 cm colpì la vasca dell’acqua nell’orto, davanti la cucina. Se colpiva un metro più in alto, sarebbe penetrata in quest’ultima, con danno rilevante. Le artiglierie tonarono tutta la notte.

29 marzoAlcune granate sono cadute nell’ospedale di via Dreossi ed i poveri feriti dovettero fuggire sulla via in mutande, perché non c’era tempo di vestirsi. In via Orzoni fu colpito l’Istituto “Villa Rosa”. Furono uccisi una ventina di soldati e 50 feriti.

Aprile

2 aprileGiornata splendida, ma nelle trincee tuonano le armi. Ci fu riferito che giorni sono la nostra artiglieria sparò fatalmente sulla fanteria nostra, causando molte vittime e la perdita d’una trincea. Il capitano del riparto sfortunato è impazzito e grida e impreca contro l’artiglieria e ripete: “No, le mie brave truppe non avrebbero mai meritato un simile trattamento …” E poi freme e si dibatte. – Noi adoriamo mesti, ma riverenti i decreti divini. Sia pace ai caduti! – Dopopranzo cinque palloni con biglietti sono stati inviati dai nostri in Italia. Succede veramente uno scambio di scritti con questo mezzo. Un pallone di carta viene gonfiato e s’innalza. Nel suo interno arde una candela cui è unito un sottil cordoncino che sorregge da 200 a 300 biglietti con annunzi. Consumata la candela, brucia il cordoncino e gli avvisi cadono, disperdendosi in varie direzioni. Così corrispondono fra loro i nemici, cercando d’ingannarsi a vicenda.

3 – 7 aprileUna quindicina di soldati con sei paia di buoi, per benevole disposizione del nostro i. r. Generale hanno lavorato tutti i campi alla “Bianca”. Dio lo ricompensi! – Ai 5 fu qui l’egregio Sr. Generale. Egli ascoltò per 3/4 d’ora la R. M. Priora, che dietro sua preghiera s’era posta all’armonium. – Ai 6 il Generale fece gettare due ponticelli sulle rovine per assicurare un pò il passaggio, uno per andare all’organo, l’altro davanti la saletta. – La nostra R. M. Priora scrisse una circolare, che giungerà per pasqua alle care Consorelle disperse.

8 aprileI soldati vangheranno tutto l’orto, oggi hanno incominciato. Laus Deo! Ai soldati non si dà paga, ma solo pranzo e merenda (Ai soldati non si dà paga, ma solo pranzo e merenda aggiunto in sopralinea dalla stessa mano)

11 aprileUna granata incendiaria à [sic!] colpito le stalle alla “Bianca”, ma i pompieri poterono domare il fuoco in breve. Nessuna vittima, benché in quella località siano caduti oggi circa 100 proiettili. – In città grandinarono e s’ebbero vittime.

12 aprileIl R. Padre francescano Francesco Ambros fu ferito gravemente da una granata esplosa nella sua cella, presso i Fatebenefratelli. Versa in grave pericolo di vita. La divina Provvidenza ha per noi le più tenere cure, lavoranti e sementi tutto giunge a tempo. – D. gr.!

13 aprileIl R. P. Francesco A. è morto … Egli era qui contro la volontà dei suoi Superiori … La sua intenzione era certo retta, tuttavia il caso fa impressione. – Oggi sono cadute da noi 4 granate, 2 in orto, una nella piccola rimessa davanti la cucina, facendo nel muro un buco di circa 1/2 m di diametro e rompendo vetri e telaio della vicina finestra del nostro refettorio. La quarta granata scrostò un pò il campanile su verso la cima. Nessuna vittima. Deo gratias! Noi eravamo tutte rifugiate in cantina con le fanciulle venute alla scuola di religione. Si pregò e dopo circa venti 20 risalimmo, ed una calma relativa ci permise di mandare a casa le bambine e di fare la ricognizione dei danni.

14 aprileFesta dell’Addolorata – La notte vide uno di quegli sconvolgimenti della natura che rappresentano in barlume l’ira divina. Pioggia, lampi, fulmini, tuoni, grandine e scoppiar di granate, tutto ciò da dopo le due del mattino

17 e 18 aprileGrandine di granate; una cadde nell’orto, una sul solaio della scuola tedesca; quest’ultima forò il soffittò penetrò nel dormitori sottostante, danneggiò un saccone a molle, bucò il pavimento e sminuzzò una panca della V classe, ch’è sotto il dormitorio. – La tempesta di venerdì ha fatto abbastanza danno, ma la nostra R. M. Priora loda Dio e lascia ogni cura alla Divina Provvidenza.

21 – Venerdì SantoOggi abbiamo pregato l’ufficio in comune nella catacomba. Com’è commovente il ricordo che i primi cristiani pregavano nelle catacombe romane gli stessi salmi! Come si sente raddoppiare la devozione. Da oggi in poi si pregherà sempre l’ufficio in comune. – Alle 2 1/2 pom. una granata da 15 cm trapassò il tetto dell’edificio delle celle vecchie, penetrò nel secondo piano e diffuse macerie e minuzzoli sul corridoio, che passa fra le celle. – La nostra Suor Notburga composta di semplicità e d’innocenza, si trovava in granaio e quando vide a due passi da lei cadere la granata: “Buon giorno” le disse, “la passi avanti”. Poi scese tranquilla e disse alla Rev. Madre: “La granata è caduta vicino a me”. – “Com’era fatta?” “Come una pignatta”. – La nostra Suor Maria avrebbe pigliato in testa schegge se fosse passata un istante prima per il secondo piano, così se la cavò con lo spavento. Scendemmo tutte a pregare finché tornò la calma. – Deo gratias!

22 aprileNon ebbimo nè s.ta Messa, né Comunione. Fiat!

23 aprile Pasqua!Pioggia a rovesci perciò le armi posarono alquanto. – Il nostro refettorio ospitò in agape fraterna tre Suore di Notre Dame, tre Suore della Croce, due Suore di S. Vincenzo ed una della divina Provvidenza con la nostra piccola Comunità, composta ora di 14 membri. – L’idea venne alla nostra Ven. madre Priora, la cui carità, modelandosi su quella del divin Cuore, abbraccia tutti. Dopo il pranzo la nostra Rev. Madre sonò, come lo sa essa, su d’un pianino, che unisce il cembalo con l’armonium e l’arpa, dilettando tutte. Dopo la benedizione si giocarono quattro tornate di tombola e tutte presero una merendina. Alle cinque la care ospiti ci lasciarono contente e commosse.

24 aprileEbbimo due sante Messe. Caddero granate nell’orto, sull’infermeria, sul duomo. – La calma dei cittadino appare miracolosa.