Costruttori di pace sciogliendo i conflitti

Poeta e scrittore, giornalista e politico, intellettuale finissimo, Celso Macor (1924-1998), originario di Versa, ha offerto con la sua poetica e la sua proposta culturale un ennesino percorso per rileggerne la produzione letterario ed il pensiero spirituale.Un messaggio particolarmente profetico proprio nel centenario dello scoppio della grande guerra come hanno evidenziato la ricca proposta di letture che hanno aperto l’incontro, anche quest’anno particolarmente frequentato da un folto pubblico, a cura del gruppo teatrale del Liceo Dante Alighieri di Gorizia coordinate dal prof. Rosa Tucci e dal musicista Angelo Portelli. In un crescendo sono riemerse le tesi che, secondo Macor, consentono di cogliere il senso di “patria”, le responsabilità di chi ha deciso la guerra e benedetto le armi, la forza di un appello (di quaranta anni fa…) contro la dimenticanza, la retorica delle memorie e , soprattutto, la forza del racconto in friulano ed italiano, “tre bacchette in croce”, che ricordano i caduti friulani (ma anche bisiachi, istriani, triestini…) nelle steppe dei Carpazi. Un quarto d’ora di rara intensità.Alla provocazione dell’omelia di papa Francesco a Redipuglia, soprattutto a quel ripetuto grido “A me che me ne importa?” ha dato risposta il giornalista del TG3 Cristiano Degano che -intercalando le sue riflessioni con la presentazione delle immagini e delle parole di un servizio che ricorda i cinquanta anni di televisione nella regione Friuli Venezia Giulia – ha tratto numerose ragioni per scolpire la loro attualità, oggi e domani. Degano vi ha colto la determinazione del pastore che denuncia senza mezzo termini la “terza guerra mondiale” dei conflitti che si accendono e si riaccendono ogni giorno, ma anche ha espresso la volontà di “segni concreti” come la riabilitazione dei fuciliati della grande guerra, proponendo la raccolta di firme per i quattro alpini friulani di Cercivento.L’incontro ha ospitato un convegno, coordinato da Paola Cosolo Marangon, direttrice della rivista “Conflitti”, rivista italiana a di ricerca e formazione sul tema “Ingiustizia e diseguaglianze luogo di coltura dei conflitti” con tre interlocutrici Alima Bacosca, rumena , Mirela Heba, albanese e Ivan Snidero, volontario in America Latina e oggi assessore comunale a Cervignano. L’illustrazione delle dinamiche conflittuali, i conflitti causati dalle ingiustizie sociali e familiari, i conflitti nelle e delle migrazioni, sono stati gli argomenti del triplice giro di opinioni che ha consentito di raccogliere la testimonianza consapevole di due donne della migrazione albanese e rumena, ma anche della loro lotta per non lasciarsi travolgere dalla dura realtà quotidiana e dalla voglia di offrire un futuro migliore a sé ed ai loro figli. Altrettanto significativa la testimonianza che unisce volontariato e impegno politico, quando unica è la volontà di gestire il cambiamento cogliendo nella storia del passato (gli atteggiamenti dei conquistadores in Bolivia verso le etnie) e di battersi per dare almeno una possibilità ai popoli. Lo sforzo delle due interlocutrici delle migrazioni, oggi come ieri, è di battersi contro i luoghi comuni e di dimostrare a se stessi ed al proprio popolo in prima persona che si può lottare per i diritti ma non cedendo ai metodi delle violenze e delle imposizioni.Coniugare volontariato e politica -ha ricordato Alina Bacosca, consigliere comunale a Buttrio, che la globalizzazione non impedisce di riconoscere le proprie responsabilità; e che la pace, come ha concluso la coordinatrice Cosolo, impone sempre di coniugare giustizia e libertà delle persone, delle comunità, dei popoli e delle nazioni.Ha concluso i lavori il direttore di Iniziativa Isontina, il quale ha chiesto di proseguire sulla strada di altri segni e testimonianze a favore di una autentica pacificazione: la lezione di Macor ha trovato accoglienza nell’impegno di singoli gruppi e comuni che hanno ricordato i caduti dell’esercito austroungarico; un segno conclusivo – ha auspicato – venga anche dalla città di Gorizia e dalla sua amministrazione comunale. Altri segni possano consegnare ai giovani una memoria riconciliata, prima di isterismi patriottici e consapevole che spetta a tutti l’impegno a favore della pace e della riconciliazione. La testimonianza di Celso Macor è più viva che mai proprio perché urge e provoca la coscienza di tutti ed ha nomi precisi: battersi per il riscatto delle ingiustizie, bene comune, passione per gli ultimi, “fare propria la condizione degli altri”.