Natale del Signore: trasfigurare

Gesù nasce in un preciso momento della storia, quando i suoi genitori sono chiamati, come tutti i sudditi di Roma, a un faticoso adempimento che li porta alla città di Davide, Betlemme. Lui, come dicono gli angeli ai pastori, è il “Salvatore”, il “Cristo Signore”. Ma si presenta come un bambino avvolto in fasce. Per lui non c’è posto nell’alloggio e deve accontentarsi di una mangiatoia. Di lui si accorgono solo i pastori, gente povera, umile, ai margini della società, che però accolgono l’annuncio dell’angelo, vanno a vedere e diventano i primi testimoni di Gesù. Ancora una volta la logica di Dio: quella che privilegia i poveri (i pastori) e non i potenti (Cesare Augusto, Quirinio). Maria ha generato Gesù con il suo corpo, ora deve generarlo con il cuore conservando e confrontando ogni cosa accaduta (ancora una volta il termine greco è “remata”, il plurale di “rema” parola/fatto), crescendo nel suo itinerario di fede. Il cristiano deve andare a Betlemme con la stessa povertà e disponibilità dei pastori e, come Maria, conservare e meditare nel cuore il mistero di quella nascita. [n. 5 “Nascita di Gesù”]