La povertà ha il volto di una famiglia

Sul territorio della Diocesi di Gorizia c’è una rete di Centri di Ascolto segno concreto di una comunità cristiana che crede che ogni azione realmente evangelica deve necessariamente fondarsi sulla capacità di ascolto.L’ascolto è atteggiamento fondamentale nella vita di una comunità cristiana, deve radicarsi in ogni sua espressione di vita, per favorire la costruzione di relazioni ricche di attenzione, fraternità e comunione e per rendere la comunità capace di essere costantemente attenta e accogliente nei confronti dei tanti poveri che la interpellano all’interno del territorio. La rete dei Centri di Ascolto nella nostra Diocesi nel 2016 hanno incontrato 791 persone di cui il 51% sono straniere e il 49% italiane. Il 60% sono uomini. Il volto della povertà incontrata dai Centri di Ascolto è quella di un genitore, perché il 54% ha minori a carico. In particolare il 36% vive in coppia con figli e il 18% vive solo con figli.  Anche il rapporto ISTAT sulla povertà del 2016 fotografa che il volto dei poveri in Italia sono le famiglie: le famiglie in povertà assoluta sono il 6,3% dei nuclei familiari residenti in Italia. La percentuale sale al 26,8% se calcolata tra le famiglie con tre o più figli minori. Questo dato era pari al 18,3% nel 2015: c’è stata una crescita di 8,5 punti percentuali. Emerge dunque la povertà delle famiglie, che diventa povertà dei bambini e dei ragazzi e che pone delle questioni fondamentali in termini di garanzie minime per una vita dignitosa nel presente, e per un futuro che preveda la possibilità di un riscatto dalla povertà.Il 38% di coloro che si rivolgono ai Centri di Ascolto nella nostra diocesi vivono soli. Si tratta, in parte, di persone che non percepiscono alcun reddito, perché sono disoccupate di lungo periodo. Alcuni hanno problemi di dipendenza da alcool, o da sostanze stupefacenti, oppure sono malati mentali. L’incapacità di poter ottenere un’occupazione lavorativa fa sì che alcuni di loro vivano una fragilità abitativa e siano costretti a vivere in alloggi di fortuna o in strutture di accoglienza come i dormitori. Alcuni soffrono una situazione di povertà estrema, dove accanto alla gravissima povertà materiale emerge anche una grave emarginazione sociale, che rende le persone incapaci di fronteggiare i problemi e di affrontare un possibile cambiamento.Analizzando l’età si scopre che il 51% degli utenti dei Centri di Ascolto presenti nella nostra Diocesi hanno tra i 41 e i 60 anni. Sapendo che la maggioranza di queste persone è inoccupata o sottoccupata per loro l’ottenimento di un lavoro dignitoso che li permetterà di sostenere la propria famiglia sarà un obiettivo arduo da raggiungere. In un mercato di lavoro competitivo, come quello attuale, infatti, la ricollocazione di persone espulse dal mercato del lavoro è molto difficile.